Questi insigne Chiesa porta il titolo ed ha il privilegio seguente: " Ven. Aecclesiae Archipresbyterialis S. Silvestri perantiquae Civitatis Sutrii Sacrosanctae Patriarcali Basilìcae Vaticanae Principis Apostolorum de Urbe perpetuo imita.

La Chiesa conserva gran parte dell'originaria struttura romanica. Nella torre campanaria è tuttora presente e funzionante una campana donata dalla contessa Matilde di Canossa in occasione del concilio del dicembre 1046 tenuto a Sutri come da estratto dal volume "Storia dell'antichissima città di Sutri di Nispi-Landi Roma 1887":
Ma in Sutri si ha opinione che uno dei Concili, e non può essere che il secondo, fosse tenuto nel portico di S. Silvestro e che la Contessa Matilde donasse in ricordo a questa chiesa una bella campana. Posso dire di ciò che la campana esiste tutto dì e suona, e che fosse donata da Matilde é provato da iscrizione che porta in giro. Miranda campana !
L'interno è diviso in tre navate, interessante è l'affresco dedicato a San Silvestro Papa e Sant'Anna ed un altro raffigurante la deposizione di Gesù nel Sepolcro. Inoltre si ritiene che nella Chiesa siano conservate le reliquie di Silvestro Papa


Questo risulta confermato dal seguente brano ritrovato di Domenico Goretti, Arciprete di S. Silvestro scrittosu di una pergamena trovata il 4 ottobre 1844:
"...entro la mensa dell'altare maggiore di S. Silvestro, colle reliquie di questo santo, dell'Arciprete parroco della chiesa medesima. Memoria come il giorno 24 novembre 1655 venne in questa città circa due ore di notte un turbine così grande e spaventoso della parte meridionale, che oltre l'avere dove passò, sdradicati (sic) tutti l'albori, rovinate molte stalle nel borgo, ruinarono alcune case nella città et a molti li martellò i tetti, e fece cadere la colonnata di questa chiesa di S. Silvestro verso la detta parte a tutti i tetti (sic) della navata grande, e della navata della detta parte meridionale, e nel cadere fu rotta dalli travi la pietra sopra l'altare maggiore, che ci penetrò l'acqua dentro questo pilone di marmo di detto altare et infracicò (infradiciò) la cassetta di legno ove stavano queste sante reliquie, quali quando il seguente anno fu fatta rifare questa chiesa da me, Fabio Cialli, rettore di quella , furono ritrovate senza essersi potuto ritrovare il nome del santo o santi che siano, ma sibbene io ho avuta rilazione certa da Gaspare Faraone che siano di S. Silvestro Papa titolare della Chiesa, perchè mi disse che il sig. D. Pietro Sbarra, che fu rettore della medesima chiesa una volta la vidde in presenza di esso Gaspare, e disse che erano di S. Silvestro, e io le ho riposte in questa cassetta e nel medesimo luogo."


Storia del concilio di Sutri del 1046


Il concilio fu convocato per porre fine ai disordini fra diversi candidati rivali al papato. Una parte della Chiesa incoraggiò Enrico III ad intervenire, sia per risolvere il conflitto sia per ricevere l'incoronazione dal papa. Nell'autunno del 1046 Enrico III, già re tedesco, attraversò le Alpi alla testa di un numeroso esercito e accompagnato da un brillante seguito di principi secolari ed ecclesiastici, che erano tutti suoi vassalli. L'obiettivo di Enrico era quello di essere incoronato imperatore in modo che non potessero sorgere dubbi sulla sua legittimità e di ristabilire l'ordine a Roma. A Roma infuriava la guerra tra varie fazioni nobiliari, ognuna delle quali esprimeva un proprio candidato al papato.
Un papa risiedeva a San Pietro, un altro a San Giovanni e un terzo a Santa Maria Maggiore. Due di loro, Benedetto IX dei Conti di Tuscolo e Silvestro III dei Crescenzi, rappresentevano fazioni rivali della nobiltà romana. Gregorio VI aveva acquistato il papato da Benedetto IX l'anno prima. Ogni pretendente aveva i propri sostenitori nella Chiesa e controllava una zona della città. Enrico fu ricevuto con onore da Gregorio VI a Piacenza.
Fu deciso di convocare un concilio a Sutri, lontano dalla violenza delle fazioni urbane. Dinanzi all'assemblea Gregorio confessò che aveva "in buona fede e semplicità" comprato il papato da Benedetto IX nel 1045.



Dopo la partenza di Benedetto nel settembre 1044, il vescovo di Sabina si era autoproclamato papa per costrizione dei Crescenzi, con il nome di Silvestro III. Nel 1045 Benedetto IX tornò a Roma e rinnovò le sue pretese al papato, per poi rinunciarvi e vendere il titolo al padrino Giovanni Graziani, che divenne Gregorio VI. Il concilio convocò i tre pretendenti al papato e intervennero Silvestro III e Gregorio VI. Le rivendicazioni di tutti e tre i pretendenti furono rapidamente rifiutate. Silvestro fu privato della dignità sacerdotale e fu esiliato in un monastero, per poi tornare al suo episcopato in Sabina in un esilio dorato. Fu giudicato usurpatore della Santa Sede, un antipapa, senza alcun diritto al trono pontificio.
Gregorio abdicò con le parole: "Io, Gregorio, vescovo, servo dei servi di Dio, sentenzio che debbo essere deposto dal pontificato di Santa Romana Chiesa, per l'enorme errore che attraverso l'impurità simoniaca ha condizionato e viziato la mia elezione". Così, il concilio terminò il 23 dicembre. Una replica del Concilio fu ripetuta a Roma il giorno seguente per avallare la deposizione di Benedetto IX, che fu dichiarato decaduto dal momento in cui aveva abdicato in favore di Graziani - Gregorio VI. Il papato fu dichiarato sede vacante.
Il 24 e 25 dicembre Enrico si rivolse dapprima al potente Adalberto, arcivescovo di Brema, che rifiutò. La scelta di Enrico cadde allora sul suo confessore, Suidgero, vescovo di Bamberga, sede eretta da poco. Suidgero divenne papa con il nome di Clemente II ma insistette per conservare la cattedra di Bamberga, una fonte di rendita autonoma fuori dalla portata delle fazioni romane. Fu immediatamente incoronato, il giorno di Natale. Il suo primo atto da pontefice fu l'incoronazione del suo benefattore e della regina consorte, Agnese d'Aquitania. Il nuovo imperatore ricevette il titolo e il diadema di patrizio romano, una dignità che risaliva al tardo Impero e a cui dal X secolo era associata la facoltà di eleggere il pontefice.